2 Agosto 1980, Bologna, stazione centrale, sono le 10.25 quando in pochi secondi vengono spezzate 85 vite di persone innocenti, la notizia si espande per tutto il paese, nel mondo intero si parla di quella strage, che all’inizio aveva il sapore di attentato, ma subito dopo si capì che era un attentato a scopo politico. Si proprio così, per un ideale si sono spezzate 85 vite di persone innocenti, per lo più italiane, nostri fratelli.
Ancora oggi a 29 anni da quel tragico episodio ci sono mille dubbi su quella strage, proprio in quegli anni, negli anni di piombo, dove sono state spezzate le vite di migliaia di ragazzi specie di ragazzi fascisti, morti per un ideale, giusto o sbagliato che sia, ma questi ragazzi non sono minimamente ricordati dai loro fratelli italiani, ma sono alcune persone i buon cuore li ricordano, i FASCSISTI attuali.
In quella piazza ci sono tantissime lapidi tantissime scritte in memoria di queste persone uccise da un ideale.
Parecchie lapidi dicono che le persone sono state uccise dall’ “odio fascista”, ma non credo sia proprio così, perché il 90% degli indizi riconduce ad un attentato da parte delle BR, si proprio loro, quelli che dicevano di amare la patria. Basti pensare che i fascisti realmente amano la patria e i loro fratelli di nazione, quindi non avrebbero mai fatto una strage del genere.
Ma come si sa è sempre colpa dei fascisti, purtroppo questo mondo vuole che sia così e i fascisti se ne fregano anche perché sarebbe inutile controbattere gente che non rispettano il loro stesso ideale (i comunisti).
giovedì 30 luglio 2009
La strage di Bologna
mercoledì 29 luglio 2009
La Lega Nord
C'è da premettere che giusta o sbagliata che sia questa unione è costata la vita a migliaia di persone, l'Europa intera ha combattuto per questa unione, quindi non credo che l'Europa approverebbe al 100% se si approvasse la legge della divisione dell' Italia.
In un intervista di alcuni anni fa, il presidente del Carroccio Bossi, fu intervistato e gli venne chiesto se realmente conveniva al Nord dividersi dal Sud, visto che 50% di cio' che è prodotto al nord resta li e il restante 50% viene mandato al Sud. Quindi la giornalista disse che anche il Nord si impoverirebbe visto che dopo avvenuta la divsione il Sud poteva acquistare da chiunque i prodotti che venivano prodotti al Nord. Ma Bossi insisteva di no, era convinto che il Sud sarebbe stato ugualmente obbligato ad acquistare da loro, ma si sbaglia.
Poi c'è anche da premettere che il Sud prima dell'Unita' d'Italia era molto piu' ricco del Nord, in quanto al Sud c'erano fabbriche etc...
Quindi c'è da chiedersi se realmente conviene la divisione al Nord.
martedì 28 luglio 2009
LA TRAGEDIA DELLE FOIBE!
Le Foibe sono stati dei veri e propri eccidi, per motivi etnici o politici, durante e dopo la II Guerra Mondiale.
Questi uccidi furno fatti dai partigiani del dittatore jugoslavo Tito. Nelle Foibe sono morti tantissimi italiani e da sottolineare che non erano tutti fascisti ma anche comunisti.
Io ho fatto una domanda a parecchie persone che hanno diverse idee politiche sul perche' non si dedichi un solo giorno l'anno per ricordare questa tragedia, e molti mi hanno risposto che questi sono le conseguenze della perdita della Guerra. Bene io a questi ho risposto che prima di vedere la politica di una persona bisogna guardare che è sempre una persona e per di piu' è un ITALIANO, e che per la perdita della Guerra non si possono dimenticare i morti.
Parecchie persone ignoranti, che erano comuniste, mi hanno risposto che è giusto cosi' perche' erano tutti fascisti quelli che sono stati uccisi, ma evidentemente non sanno che c'erano anche alcuni "compagni", e che non c'era distinzione politica ma bastava che eri italiano e venivi ucciso.
Le Foibe sono state una cosa da vigliacchi, anche perche' è stata una morte barbara. Le uccisioni avvenivano presse delle fosse naturali, tante persone venivano legate tutte mediante una corda, veniva lanciata giu' una persona e quella persona si tirava dietro tutto il seguito. Una cosa da vigliacchi ignobile, forse una cosa che io personalmente non farei mai, ma tra l'altro molti dicono che il Duce era fuori di testa (tutti i comunisti), ma secondo me i veri pazzi sono loro. Non guardano cio' che faceva Tito, Lenin, Stalin etc. ?
SERGIO RAMELLI!
Sergio Ramelli (Milano, 8 luglio 1956 – Milano, 29 aprile 1975) è stato uno studente italiano , militante e fiduciario del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del MSI), vittima di un assassinio a sfondo politico avvenuto nel 1975 a opera di alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. All’epoca del fatto diciottenne, era studente di chimica industriale all’ITIS “Ettore Molinari” di Milano.
Contesto scolastico
Nei primi mesi del 1975 l’ITIS “Molinari” di Milano, analogamente a quanto avveniva in molte scuole superiori e università italiane, era teatro di accesi scontri politici tra opposti estremisti di destra e di sinistra. L’edificio scolastico, risalente ai primi anni sessanta, non permetteva un adeguato controllo dell’ordine pubblico interno e, in ragione di ciò, si era guadagnato la reputazione di luogo a rischio, visti gli accesi contrasti politici che in esso avevano luogo. Infatti già nel novembre 1974 tre militanti di Avanguardia Operaia (tra cui Di Domenico) furono arrestati dalla polizia poichè trovati in possesso ciascuno di chiavi inglesi di notevoli dimensioni. Gli stessi ritornavano da un'aggressione in cui avevano ferito due persone a causa dell'acquisto di un giornale di destra da parte di uno dei due. Nonostante che i pantaloni di Di Domenico fossero sporchi di sangue giustificò il fatto con la sua abitudine a mangiarsi la pelle attorno alle unghie. Al termine del breve dibattimento i tre furono assolti.
Le posizioni politiche di Sergio Ramelli, fiduciario del Fronte della Gioventù, erano ben note nell’istituto, in quanto da egli stesso più volte pubblicamente professate; esse gli procurarono due aggressioni in un breve lasso di tempo, che lo spinsero, nel febbraio 1975, a lasciare il “Molinari” per proseguire l’anno scolastico in un istituto privato: infatti, secondo quanto reso noto in seguito da sua madre, Sergio Ramelli, in un tema scolastico, espresse posizioni di condanna delle Brigate Rosse, aggiungendovi una nota di biasimo verso il mondo politico per il mancato cordoglio istituzionale verso la morte dei militanti padovani del MSI Mazzola e Giralucci (Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci), uccisi in un attentato delle Brigate Rosse avvenuto l’anno precedente (17 giugno 1974). Il tema, dopo essere stato sottratto al professore, fu successivamente apposto su una bacheca scolastica e usato come “capo d’accusa” in un altrettanto “processo” scolastico istituito contro Ramelli dagli altri studenti. Sergio Ramelli fu accusato di essere "fascista".L’aggressione
Il 13 marzo 1975 Ramelli era di ritorno alla sua abitazione, in via Amadeo a Milano; parcheggiato il suo motorino poco distante, in via Paladini si incamminò verso casa. All’altezza del civico 15 di detta via Paladini Ramelli fu assalito da un gruppo di persone armate, si seppe in seguito, di chiavi inglesi, e colpito ripetutamente al capo; a seguito dei colpi ricevuti perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. Testimonianza resa durante il processo da Marco Costa:
« Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare. » | |
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Testimonianza resa durante il processo da Giuseppe Ferrari Bravo:
« Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice:"Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida:"Basta!". Dura tutto pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto. » Pochi minuti dopo l’aggressione, un commesso vide il corpo coperto di sangue di Sergio Ramelli e allertò la portinaia del palazzo di via Amadeo dove il giovane abitava. La portinaia, riconosciuto Ramelli, avvertì la polizia e i soccorsi medici; un’autoambulanza portò d’urgenza Sergio Ramelli all’Ospedale Maggiore; lì fu sottoposto a un intervento chirurgico della durata di circa cinque ore allo scopo di ridurre i danni causati dai colpi inferti alla calotta cranica. Nel corso dell’assemblea consiliare al Comune che fece seguito all’aggressione di Ramelli, l’allora sindaco Aldo Aniasi dovette fronteggiare una turbolenta seduta nel corso della quale, a fronte della condanna istituzionale di prammatica dell’aggressione e alle risentite stigmatizzazioni dell’accaduto dei partiti di destra, vi fu, tra il pubblico presente, chi applaudì alla notizia del fatto e rivolse fischi al rappresentante del MSI che aveva in quel momento la parola. l decorso post-operatorio di Sergio Ramelli fu caratterizzato da periodi di coma alternati ad altri di lucidità e aggravato da una sopraggiunta broncopolmonite; le complicazioni cerebrali comunque indotte dall’aggressione lasciarono i sanitari dubbiosi sul recupero delle piene funzionalità fisiche di Ramelli, segnatamente l’uso della parola.uttavia, la morte sopraggiunse 48 giorni dopo l’aggressione, il 29 aprile. Il funerale Grazie Wikipedia, come sempre.Volevo aggiungere qualche parola, cosa che poche volte ho fatto. Di solito sono sempre i fascisti ad essere accusati di attaccare in maggioranza numerica, ma come si dimostra in questo caso, e in molti altri casi, la stessa sinistra che accusa i fascisti di questo fatto, lo fanno anche loro. Io voglio dire solo un'ultima cosa, ci sono tanti giorni in un anno, perche' non usufruire di un giorno per ricordare i ragazzi morti per un idele ? |
Partito Nazionale Fascista
Il Partito Nazionale Fascista (sigla PNF) fu il partito politico italiano espressione del movimento fascista.
Nato nel 1921 dalla fusione tra i Fasci italiani di combattimento e l'Associazione Nazionalista Italiana, guidò la cosiddetta rivoluzione delle camicie nere che portò, nell'autunno del 1922, Benito Mussolini a divenire presidente del Consiglio dei ministri e, tra la metà e la fine degli anni '20, diventò, prima de facto poi de jure, il partito unico del Regno d'Italia fino alla caduta del regime fascista nel luglio del 1943.
L'organo ufficiale del partito era Il Popolo d'Italia, quotidiano fondato da Mussolini nel 1915.
Storia del partito
l PNF fu fondato a Roma il 7 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento - fondati, sempre da Mussolini, a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919 - unita alla sua fusione con il movimento nazionalista.
Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini fu incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo. Il primo governo Mussolini fu un governo di coalizione sostenuto da una maggioranza composta dal Partito Popolare italiano e da altri gruppi di estrazione liberale. In seguito alla modifica della legge elettorale in senso maggioritario, il PNF ottenne una netta maggioranza alle elezioni politiche dell'aprile 1924, duramente contestate dalle opposizioni, che ne denunciarono le irregolarità: si ricorda il caso Giacomo Matteotti, che dopo aver denunciato i brogli, fu di lì a poco assassinato; il 3 gennaio del 1925 Mussolini, con un discorso alla Camera dei deputati,dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti. Infatti, fu celebrato un processo per il delitto Matteotti a carico di alcuni estremisti fascisti che furono condannati. Nel dopoguerra il processo sarà riaperto con gli stessi imputati, le conclusioni saranno simili e mai nessuno ha accertato responsabilità dirette e penali di Benito Mussolini nel delitto Matteotti. Per alcuni storici, come Indro Montanelli, le responsabilità di Mussolini, furono solo di natura morale. Il PNF fu l'unico partito ammesso in Italia dal 1928 al 1943, dopo l'emanazione delle leggi eccezionali e dotandosi di un proprio Statuto.
Il partito si dissolse con l'arresto di Mussolini (25 luglio 1943) e la conseguente caduta del regime fascista. Il 27 luglio il nuovo governo di Pietro Badoglio decretò ufficialmente lo scioglimento del PNF.
Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre un nuovo Partito Fascista Repubblicano ("PFR") e un nuovo stato, la Repubblica Sociale Italiana (RSI, detta anche Repubblica di Salò), nella parte d'Italia ancora occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale.
Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della Repubblica di Salò (28 aprile 1945).
La Costituzione della Repubblica Italiana, nelle Disposizioni transitorie e finali, vieta tuttora "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista" (Disposizione XII). Ciò nonostante, nell'immediato dopoguerra venne fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI) che, oltre ad ispirarsi esplicitamente ai valori fondanti della RSI, aveva fra i propri membri numerosi quadri dirigenti del PNF e del PFR.
Tutto cio' che è sopra citato è tratto da wikipedia per evitare, come sempre, che ci siano contestazioni.
CAMICIA NERA!
Per Camicia Nera si intende il primo grado della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, spesso, sia in passato che al giorno d'oggi con tale termine si intendeva indicare un appartenente all'organizzazione paramilitare dei membri iscritti al Partito Nazionale Fascista, la cui divisa era per l'appunto una camicia nera.
L'accostamento tra il fascismo e la camicia nera fu tale che non di rado quest'espressione è utilizzata, metonimicamente, per alludere a persone che evocano il ventennio e aderiscono a quest'ideologia (un po' come capita, ad esempio, all'orbace).
Qui sopra citata, c'è la descrizione delle camice nere che ci offre Wikipedia.
Bene ora vorrei aggiungere alcune cose io. Mi sono documentato ed ho parlato con persone anziane che hanno vissuto quel il VENTTENIO e che hanno subito gravi torti dalla camice nera. Si infatti si deve ammettere che molte camice nere hanno fatto grandi abusi di potere, ma da tenner conto che Mussolini era del tutto ignaro di cio' che facevano queste camice nere. Ma come da sempre il capo si assume tutte le responsabilita'.
Potrei raccontare migliaia di episodi delle camice nere, alcuni molto belli e altri terrificanti, azioni da gentiluomini e azioni da uomini senza onore e senza cuore, insomma come sempre e come in ogni periodo storico si sono alternate le varie fasi, e i vari compartamenti delle camice nere.
POVERI CAMERATI, NON SONO NEANCHE RICORDATI!
Ecco il video:
LA MARCIA SU ROMA!!!
La marcia su Roma
Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la "rivoluzione fascista" ha il suo culmine con la "marcia su Roma", opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone d'Italia e guidate dai "quadrumviri" (Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi). Il loro numero non è mai stato stabilito con certezza; tuttavia, a seconda della fonte di riferimento, la cifra considerata oscilla tra le 30.000 e le 300.000 persone.
Mussolini non prende parte direttamente alla marcia. La decisione è stata attribuita al timore di un intervento repressivo dell'esercito, che ne avrebbe determinato l'insuccesso. Rimane a Milano (dove una telefonata del prefetto lo avrebbe informato dell'esito positivo) in attesa di sviluppi e si reca a Roma solo in seguito, quando viene a sapere del buon esito dell'azione. A Milano, la sera del 26 ottobre, Mussolini ostenta tranquillità nei confronti dell'opinione pubblica assistendo al Cigno di Molnár al Teatro Manzoni. In quei giorni, stava in realtà trattando direttamente col governo di Roma sulle concessioni che questo era disposto a fare al Fascismo ed il futuro duce nutriva incertezza sul risultato che la manovra avrebbe avuto.
Il Re, per l'opposizione di Mussolini a qualsiasi compromesso (il 28 ottobre rifiuta il Ministero degli Esteri) e per il sostegno di cui il fascismo gode presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l'uomo forte che poteva riportare ordine nel paese "normalizzando" la situazione sociale italiana, non proclama lo Stato d'assedio proposto dal presidente del Consiglio Luigi Facta e dal generale Pietro Badoglio e dà invece l'incarico a Mussolini di formare un nuovo governo di coalizione (29 ottobre).
BENITO MUSOLINI IL DUCE!!!
Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) è stato un politico, giornalista e dittatore italiano.
Fondatore del fascismo, fu capo del Governo del Regno d'Italia - prima come Presidente del Consiglio dei Ministri, poi come Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato - dal 31 ottobre 1922 (con poteri dittatoriali dal gennaio 1925) al 25 luglio 1943. Fu nominato Primo Maresciallo dell'Impero il 30 marzo 1938, e fu capo (Duce) della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 27 aprile 1945.
Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista Avanti! dal 1912. Convinto anti-interventista negli anni della guerra di Libia e in quelli precedenti la prima guerra mondiale, nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell'Avanti! e fondò Il Popolo d'Italia, schierato su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal PSI. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la «Vittoria mutilata», fondò i Fasci Italiani di Combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista, autoritario e radicale, che in seguito assunse anche forti elementi antisocialisti che gli valsero l'appoggio della piccola borghesia e dei ceti industriali e agrari.
Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, decise quindi di puntare alla presa del potere. Forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre del 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio del 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Negli anni successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.
Nel 1935, Mussolini decise di occupare l'Etiopia provocando l'isolamento internazionale dell'Italia. Appoggiò i franchisti nella Guerra civile spagnola e si avvicinò alla Germania Nazista di Hitler, con il quale stabilì un legame che culminò con il Patto d'Acciaio nel 1939. È in questo periodo che furono approvate in Italia le leggi razziali.
Nel 1940, confidando in una veloce vittoria delle Forze dell'Asse, entrò in guerra al fianco della Germania. In seguito alle disfatte subite dalle Forze Armate italiane e alla messa in minoranza durante il Gran Consiglio del Fascismo, tramite l'approvazione dell'ordine del giorno Grandi, del 24 luglio del 1943, fu arrestato per ordine del Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. In seguito alla completa disfatta delle forze armate italotedesche nell'Italia settentrionale, dopo aver invano tentato di trattare la resa e sancire la dissoluzione della RSI, abbandonò Milano per dirigersi a Como la sera del 25 aprile. Il successivo tentativo di fuga verso la Valtellina si concluse il 27 aprile del 1945 con la cattura da parte dei partigiani a Dongo, sul Lago di Como; fu fucilato il giorno seguente insieme alla sua amante Claretta Petacci.
La nascita e l'origine del nome
Figlio del fabbro Alessandro e della maestra elementare Rosa Maltoni, nasce il 29 luglio 1883 a Dovia, frazione del comune di Predappio, in provincia di Forlì.
Il nome «Benito Amilcare Andrea», fu deciso dal padre, socialista dell'estrema ala anarchica, desideroso di rendere omaggio alla memoria di Benito Juárez, celebre leader rivoluzionario reformista ed ex presidente del Messico, di Amilcare Cipriani, patriota italiano e socialista, e di Andrea Costa, primo deputato socialista eletto nel parlamento italiano.
L'istruzione
Il giovane Mussolini frequenta le prime due classi elementari prima a Dovia e poi a Predappio (1889-1891); entra quindi nel collegio salesiano di Faenza (1892-1894), ma ne viene trasferito in seguito alla durissima punizione (comprensiva della retrocessione dalla classe quarta alla seconda) per una rissa nella quale ferì con un coltello alla mano un suo compagno. Prosegue gli studi nel collegio Carducci di Forlimpopoli, dove consegue nel settembre 1898 la licenza tecnica inferiore. A partire dall'ottobre di quell'anno, per via di un secondo scontro con un altro alunno, è costretto a frequentare come esterno (solo nel 1901 è riammesso come convittore).
A Forlimpopoli, anche per l'influsso paterno, Mussolini si avvicina al socialismo militante e nel 1900 si iscrive al Partito Socialista Italiano. Dopo aver ottenuto la licenza, avanza domanda d'insegnamento per concorso o per incarico in diversi comuni: Predappio, Legnano, Tolentino, Ancona, Castelnuovo Scrivia.
Non essendo riuscito a salire stabilmente in cattedra e non avendo nemmeno ottenuto il posto di sostituto aiutante del segretario comunale di Predappio (la sua domanda fu respinta dal gruppo clerico-moderato con 10 voti su 14), il 13 febbraio 1902 dopo una supplenza di pochi mesi nella scuola elementare di Pieve Saliceto, frazione di Gualtieri Emilia, emigra il 9 luglio 1902 in Svizzera a Losanna, dove s'iscrive al sindacato muratori e manovali, di cui poi diverrà segretario, e pubblica il suo primo articolo su L'Avvenire del lavoratore.
A quel tempo Mussolini era contrario al servizio militare e così nel 1902 emigrò in Svizzera per evitarlo.
Mussolini soldato
Alla dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria (23 maggio 1915), Mussolini invia istanza di arruolamento volontario, che - come nella maggioranza dei casi - viene respinta dagli uffici di leva. Viene finalmente chiamato come coscritto il 31 agosto 1915, ed è assegnato come soldato semplice al 12° bersaglieri, poi al 7° e il 2 settembre parte per il fronte con l'11° Reggimento Bersaglieri. Tiene un diario di guerra, pubblicato man mano sul Popolo d'Italia, nel quale racconta della vita in trincea e prefigura se stesso come eroe carismatico di una comunità nazionale, guerresca, socialmente gerarchica e obbediente.
Il 1º marzo 1916 viene promosso caporale per meriti di guerra. Nel suo fascicolo militare si legge, tra l'altro, «Attività esemplare, qualità battagliere, serenità di mente, incuranza ai disagi, zelo, regolarità nell'adempimento dei suoi doveri, primo in ogni impresa di lavoro e ardimento». Il 31 agosto successivo è caporal maggiore. Il 23 febbraio 1917 viene ferito gravemente dallo scoppio di un lanciabombe durante un'esercitazione sul Carso. Durante la convalescenza viene visitato nel sanatorio da Vittorio Emanuele III. Dopo la prima convalescenza in ospedale militare viene inviato in licenza nelle retrovie per 18 mesi, poi viene congedato illimitatamente nel 1919.Tornato alla direzione de Il Popolo d'Italia, ne modifica il sottotitolo da "Quotidiano socialista" in "Quotidiano dei combattenti e dei produttori", indicando chiaramente la strada da intraprendere. In dicembre pubblica sul suo giornale l'articolo Trincerocrazia, in cui rivendica per i reduci dalle trincee il diritto di governare l'Italia post-bellica.
Il Fascismo
Il fascismo fu un movimento politico italiano del XX secolo, rivoluzionario e reazionario, di carattere nazionalista, autoritario e totalitario, che sorse in Italia per iniziativa di Benito Mussolini alla fine della prima guerra mondiale.
Di ispirazione sindacal-corporativa, combattentistica, socialista revisionista e organicista, raggiunse il potere nel 1922 con la Marcia su Roma e si costituì in dittatura nel 1925. Il fascismo descrive sé stesso come una terza via alternativa a capitalismo liberale e comunismo marxista, basata su una visione interclassista, corporativista e totalitaria dello Stato. Radicalmente e violentemente contrapposto al comunismo e pur riconoscendo la proprietà privata, il fascismo rifiuta infatti anche i principi della democrazia liberale.
Nacque contemporaneamente come reazione alla Rivoluzione Bolscevica del 1917 e alle lotte sindacali, operaie e bracciantili, culminate nel Biennio rosso in parte in polemica con la società liberal-democratica uscita lacerata dall'esperienza della prima guerra mondiale, unendo aspetti ideologici tipici dell'estrema destra (nazionalismo, militarismo, espansionismo, meritocrazia) con quelli dell'estrema sinistra (primato del lavoro, rivoluzione sociale e generazionale, sindacalismo rivoluzionario soreliano), inserendovi elementi ideali originali e non, quali l'aristocrazia dei lavoratori e dei combattenti, la concordia fra le classi (organicismo), il primato dei doveri dell'uomo sui diritti (originariamente concepito da Giuseppe Mazzini), e il principio gerarchico, portato al suo culmine dell'obbedienza cieca e pronta al capo di alcuni reparti d'assalto (Arditi) durante la grande guerra
Si riporta qui la definizione di fascismo data, nel 1921, da colui che ne fu l'ideatore e il capo, Benito Mussolini:
" Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma concreto, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. " Il giornalista, politico e antifascista Piero Gobetti nel 1922, riconduceva il fascismo alla tendenza all'autoritarismo tipica della cultura italiana, che a suo parere rifugge dal confronto delle idee e predilige invece la disciplina dello stato forte
Fra le innumerevoli interpretazioni successive del fascismo si riportano le seguenti di Lelio Basso (1961): e quella recente (2002) dello storico Emilio Gentile:"un fenomeno politico moderno nazionalista rivoluzionario antiliberale antimarxista organizzato in un partito milizia con una concezione totalitaria della politica e dello Stato con un’ideologia attivistica e antiteoretica, a fondamento mitico, virilistica e antiedonistica, sacralizzata come religione laica, che afferma il primato assoluto della nazione, intesa come comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno Stato corporativo, con una vocazione bellicosa alla politica di grandezza, di potenza e di conquista mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà ". Codesto articolo è preso da wikipedia per evitare che gente ci accusi che scriviamo sempre falsita'. |