Sergio Ramelli (Milano, 8 luglio 1956 – Milano, 29 aprile 1975) è stato uno studente italiano , militante e fiduciario del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del MSI), vittima di un assassinio a sfondo politico avvenuto nel 1975 a opera di alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. All’epoca del fatto diciottenne, era studente di chimica industriale all’ITIS “Ettore Molinari” di Milano.
Contesto scolastico
Nei primi mesi del 1975 l’ITIS “Molinari” di Milano, analogamente a quanto avveniva in molte scuole superiori e università italiane, era teatro di accesi scontri politici tra opposti estremisti di destra e di sinistra. L’edificio scolastico, risalente ai primi anni sessanta, non permetteva un adeguato controllo dell’ordine pubblico interno e, in ragione di ciò, si era guadagnato la reputazione di luogo a rischio, visti gli accesi contrasti politici che in esso avevano luogo. Infatti già nel novembre 1974 tre militanti di Avanguardia Operaia (tra cui Di Domenico) furono arrestati dalla polizia poichè trovati in possesso ciascuno di chiavi inglesi di notevoli dimensioni. Gli stessi ritornavano da un'aggressione in cui avevano ferito due persone a causa dell'acquisto di un giornale di destra da parte di uno dei due. Nonostante che i pantaloni di Di Domenico fossero sporchi di sangue giustificò il fatto con la sua abitudine a mangiarsi la pelle attorno alle unghie. Al termine del breve dibattimento i tre furono assolti.
Le posizioni politiche di Sergio Ramelli, fiduciario del Fronte della Gioventù, erano ben note nell’istituto, in quanto da egli stesso più volte pubblicamente professate; esse gli procurarono due aggressioni in un breve lasso di tempo, che lo spinsero, nel febbraio 1975, a lasciare il “Molinari” per proseguire l’anno scolastico in un istituto privato: infatti, secondo quanto reso noto in seguito da sua madre, Sergio Ramelli, in un tema scolastico, espresse posizioni di condanna delle Brigate Rosse, aggiungendovi una nota di biasimo verso il mondo politico per il mancato cordoglio istituzionale verso la morte dei militanti padovani del MSI Mazzola e Giralucci (Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci), uccisi in un attentato delle Brigate Rosse avvenuto l’anno precedente (17 giugno 1974). Il tema, dopo essere stato sottratto al professore, fu successivamente apposto su una bacheca scolastica e usato come “capo d’accusa” in un altrettanto “processo” scolastico istituito contro Ramelli dagli altri studenti. Sergio Ramelli fu accusato di essere "fascista".L’aggressione
Il 13 marzo 1975 Ramelli era di ritorno alla sua abitazione, in via Amadeo a Milano; parcheggiato il suo motorino poco distante, in via Paladini si incamminò verso casa. All’altezza del civico 15 di detta via Paladini Ramelli fu assalito da un gruppo di persone armate, si seppe in seguito, di chiavi inglesi, e colpito ripetutamente al capo; a seguito dei colpi ricevuti perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. Testimonianza resa durante il processo da Marco Costa:
« Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare. » |
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Testimonianza resa durante il processo da Giuseppe Ferrari Bravo:
« Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice:"Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida:"Basta!". Dura tutto pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto. » Pochi minuti dopo l’aggressione, un commesso vide il corpo coperto di sangue di Sergio Ramelli e allertò la portinaia del palazzo di via Amadeo dove il giovane abitava. La portinaia, riconosciuto Ramelli, avvertì la polizia e i soccorsi medici; un’autoambulanza portò d’urgenza Sergio Ramelli all’Ospedale Maggiore; lì fu sottoposto a un intervento chirurgico della durata di circa cinque ore allo scopo di ridurre i danni causati dai colpi inferti alla calotta cranica. Nel corso dell’assemblea consiliare al Comune che fece seguito all’aggressione di Ramelli, l’allora sindaco Aldo Aniasi dovette fronteggiare una turbolenta seduta nel corso della quale, a fronte della condanna istituzionale di prammatica dell’aggressione e alle risentite stigmatizzazioni dell’accaduto dei partiti di destra, vi fu, tra il pubblico presente, chi applaudì alla notizia del fatto e rivolse fischi al rappresentante del MSI che aveva in quel momento la parola. l decorso post-operatorio di Sergio Ramelli fu caratterizzato da periodi di coma alternati ad altri di lucidità e aggravato da una sopraggiunta broncopolmonite; le complicazioni cerebrali comunque indotte dall’aggressione lasciarono i sanitari dubbiosi sul recupero delle piene funzionalità fisiche di Ramelli, segnatamente l’uso della parola.uttavia, la morte sopraggiunse 48 giorni dopo l’aggressione, il 29 aprile. Il funerale Grazie Wikipedia, come sempre.Volevo aggiungere qualche parola, cosa che poche volte ho fatto. Di solito sono sempre i fascisti ad essere accusati di attaccare in maggioranza numerica, ma come si dimostra in questo caso, e in molti altri casi, la stessa sinistra che accusa i fascisti di questo fatto, lo fanno anche loro. Io voglio dire solo un'ultima cosa, ci sono tanti giorni in un anno, perche' non usufruire di un giorno per ricordare i ragazzi morti per un idele ? |
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